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Le bufale storiche - Parte II

Continua l'elenco degli aneddoti storici che in realtà tanto storici non sono. Sono bufale, ed alcuni di noi potrebbero anche averle imparate tra i banchi di scuola. Tu quoque, Brute, fili mi...

Nicola Lucca: Falso o Vero?

Leonardo è il padre della bicicletta. Falso!

Questa diffusa credenza deriva dal fatto che su una pagina del Codice Atlantico compare il disegno di una bicicletta con tanto di pedali e catena (nella foto). In realtà la maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che il disegno non appartiene alla mano del Maestro, né a quella di un suo allievo (si disse per esempio che potesse essere opera di Gian Giacomo Caprotti, detto Salaì). L’ipotesi più probabile è che sia stato aggiunto nell’800, quando la bicicletta era appena stata inventata, o dopo. 
Il Codice Atlantico, in effetti, nacque nel Tardo ’500 da un assemblaggio arbitrario da parte dello scultore Pompeo Leoni, che aveva acquistato i codici originari da Francesco Melzi (allievo di Leonardo) e che li aveva riorganizzati. Altri rimaneggiamenti si ebbero nei secoli successivi.

Cesare morendo - il 15 marzo 44 a.C. - disse "Tu quoque, Brute, fili mi". Falso!

Di sicuro non disse quelle parole. Lo scrittore latino Svetonio (70-126) riferisce che morendo Cesare disse in greco “Kai su teknòn” (“Anche tu figlio”), perché quella era la lingua dell’élite romana. Ma questa versione dei fatti è messa in dubbio dallo stesso Svetonio, secondo il quale Cesare, in quel fatidico giorno delle idi di marzo (il 15 marzo) del 44 a. C., emise solo un gemito e non disse alcuna parola. La frase (tradotta in seguito in latino con l’aggiunta del nome di Bruto) ebbe però fortuna: oltre allo sgomento di Cesare nel vedere Marco Giunio Bruto, suo pupillo, tra i congiurati, esprime il dramma universale del tradimento

Guglielmo Tell colpì la mela. Falso!

Intorno alla figura del celebre eroe svizzero, si sono cimentati per secoli gli storici, ma la conclusione è che si tratti di una leggenda. Non esistono infatti prove sulla sua storicità. Secondo la leggenda, Guglielmo Tell, un contadino del cantone di Uri, reo di non aver salutato un'insegna degli austriaci invasori, è costretto a colpire una mela posta sul capo del figlio: Tell, il miglior tiratore della valle, non fallisce, ma viene arrestato quando rivela che, nel caso avesse fallito, avrebbe ucciso il governatore. Tell però fugge e uccide il governatore in un'imboscata.
La leggenda non è altro che la variante svizzera di un racconto popolare noto come “tiro della mela”, diffuso anche tra danesi, norvegesi, islandesi e inglesi. Il mito, però, servì agli elvetici per difendere la propria indipendenza dagli Asburgo, che contestavano la legittimità della prima Confederazione Svizzera del 1° agosto 1291

I feudatari godevano dello ius primae noctis. Falso! 

Il “diritto della prima notte” è passato alla Storia come il diritto del feudatario di trascorrere con le mogli dei suoi servi della gleba la prima notte di nozze. In realtà si trattava di una tassa (in denaro, non in natura) chiesta dal signore in cambio del suo assenso al matrimonio. 
Il mito moderno relativo all’epoca medioevale si sviluppò a partire dall’Illuminismo, che ebbe una propensione a denigrare il Medioevo.
"Le droit du Seigneur" un dipinto di Vasiliy Polenov del 1874 racconta proprio questo mito costruito per screditare il medioevo.

Edison inventò la lampadina. Falso! 

Alla lampadina a incandescenza di solito si associa il nome dell’inventore americano T omas Alva Edison (1847- 1931). Ma c’è un altro “papà”, oggi dimenticato: il piemontese Alessandro Cruto (1847- 1908), nella foto. 
Il 5 marzo 1880, nel laboratorio di fisica dell’Università di Torino, Cruto accese la sua prima lampadina grazie alla messa a punto di un filamento di sua invenzione e ignoto a Edison. La lampadina risultò molto più efficiente di quella realizzata appena 5 mesi prima da Edison (500 ore di durata contro le 40 del collega americano).
Nato a Piossasco, non lontano da Torino, Cruto fu avviato agli studi tecnico-industriali e fin da giovane iniziò a cimentarsi come inventore. Nel suo laboratorio mise a punto tra l’altro un sistema di graduazione per i termometri. Nel 1879 si “convertì” agli studi sull’elettricità, allora pionieristici. Quell’anno Cruto aveva assistito a Torino alla presentazione dei prototipi di Edison, che il fisico e ingegnere Galileo Ferraris aveva introdotto come una mera curiosità, dati i loro limiti funzionali. Il problema era il filamento, che diventando incandescente per il passaggio della corrente elettrica si consumava troppo in fretta. 
Cruto trovò, pochi mesi dopo, la soluzione: usò all’interno del bulbo di vetro filamenti di carbonio purissimo, ottenendo non solo una maggior durata, ma anche una luce più chiara. Coprotagonisti. Altri italiani lavorarono alla lampadina (oltre a numerosi stranieri) come Ferdinando Brusotti (1839-1899), che nel 1877 aveva brevettato una “lampada elettrica a incandescenza”, e Arturo Malignani (1865- 1939), che aumentò la durata fino a 800 ore

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Fonte focus.it

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